Nell’ambito dei polifemOLABS - workshop tenuti da professionisti per fornire strumenti mirati all’ideazione, alla realizzazione e alla diffusione di un racconto fotografico - un corso è dedicato alla fotografia di architettura e paesaggio ed è tenuto da Marco Dapino, giovane fotografo che porta avanti una fotografia raffinata e personale. Di seguito una breve intervista per conoscere meglio Marco.

LB - Marco, da diverso tempo porti avanti numerose ricerche fotografiche sul territorio: quindi si può vivere facendo fotografia di paesaggio?

MD - Dipende cosa si intende per vivere! Scherzi a parte, credo che ormai nella contemporaneità difficilmente ce la si possa fare facendo solo un certo tipo di fotografia. Il mercato e il mondo lavorativo contemporaneo richiedono più sfumature. Ci si può specializzare in un settore specifico, quello sì, ma è meglio essere il più trasversali possibili.

LB - Il genere fotografico in cui ti sei specializzato ha dei canoni abbastanza rigidi, però occorre sempre personalizzare il proprio stile: chi sono stati i tuoi maestri e le tue fonti di ispirazione?

MD - Ho avuto la fortuna di conoscere alcuni maestri di persona, uno fra tutti Gabriele Basilico. Quanto alle fonti di ispirazione ho sempre attinto da due scuole di fotografia: quella tedesca (Dusseldorf) e quella americana (New Topographer, Eggleston, Shore etc) . La prima più rigida e inquadrata, la seconda più estetica e a mio avviso passionale. Tengo sempre questi riferimenti ben in mente.

LB - A chi consiglieresti il tuo workshop?

MD - A un pubblico che si vuole affacciare al mondo della fotografia di paesaggio e architettura per la prima volta o a chi ha già qualche cenno a riguardo. A tutti coloro che vogliono confrontarsi fotograficamente con l’ambiente che li circonda trovando nuovi spunti e stimoli, in questo caso nel territorio urbano.